Non accettare il Papa è un segno immorale per la cultura e per l’Italia intera

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Salgono in queste ore le tensioni degli studenti che protestano contro di Benedetto XVI alla Sapienza, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico.

Salgono in queste ore le tensioni degli studenti che protestano contro di Benedetto XVI alla Sapienza, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico.

Dopo l’occupazione dell’aula del Senato accademico nel palazzo del Rettorato della Sapienza e un incontro con il Rettore, gli studenti hanno ottenuto uno spazio dove poter manifestare il loro dissenso alla visita del Papa all’università.

 
 

Sembra essere tornati indietro di secoli, alle dispute tra Chiesa e scienziati, a quel 12 aprile 1633 data in cui prese inizio il processo a Galileo sostenitore della teoria copernicana sul moto dei corpi celesti in opposizione alla teoria aristotelica-tolemaica sostenuta dalla Chiesa cattolica.

La scienza da allora come la religione hanno fatto passi avanti, quel processo che si concluse con la condanna di Galileo per eresia fa parte della storia. Una pagina dove la Chiesa negli anni a seguire ha riconosciuto le sue colpe. La "riabilitazione" dello scienziato da parte della Chiesa Cattolica si può datare al 1822, 180 anni dopo la sua morte, con la concessione dell’imprimatur all’opera "Elementi di ottica e astronomia". Lo stesso Papa Giovanni Paolo II auspicò che l’esame del caso Galilei venisse approfondito da «teologi, scienziati e storici, animati da uno spirito di sincera collaborazione, […] nel leale riconoscimento dei torti, da qualunque parte provengano» per rimuovere «le diffidenze che quel caso tuttora frappone, nella mente di molti, alla fruttuosa concordia tra scienza e fede, tra Chiesa e mondo». Il 3 luglio 1981 fu istituita un’apposita «commissione di studio».
Quello che obbiettano a Benedetto XVI è a una citazione fatta il 15 marzo 1990 a Parma, quando non ancora eletto Papa, il cardinale Joseph Ratzinger, a proposito della crisi della fede nella scienza, espose un giudizio sintetico di P. Feyerabend: «La Chiesa dell’epoca di Galileo si attenne alla ragione più che lo stesso Galileo, e prese in considerazione anche le conseguenze etiche e sociali della dottrina galileiana. La sua sentenza contro Galileo fu razionale e giusta, e solo per motivi di opportunità politica se ne può legittimare la revisione». Tuttavia il 31 ottobre del 1992, il giudizio del cardinale Ratzinger fu smentito dalla relazione finale del cardinale Poupard nella quale si afferma che la condanna del 1633 fu ingiusta, per un’indebita commissione di teologia e cosmologia pseudo-scientifica e arretrata, anche se veniva giustificata dal fatto che Galileo sosteneva una teoria radicalmente rivoluzionaria senza fornire prove scientifiche sufficienti a permettere l’approvazione delle sue tesi da parte della Chiesa.
Accuse, ingiustizie, pedoni, alla fine la Chiesa, Ratzinger sembrano aver avuto una profonda attenzione sul caso, hanno sfogliato il libro della storia e della lotta tra scienza e religione in modo sincero riconoscendo tra le righe l’errore e l’ingiustizia commessa, quanto ancora questa disputa deve andare avanti? Certo tutti voglio la verità, e tutti impongono la loro saggezza, ma come diceva Gibran, Kahalil :”La saggezza cessa di essere saggezza quando diventa troppo orgogliosa per piangere, troppo austera per ridere e troppo piena di sé per vedere altro che se stessa. “
Quello che stiamo vendendo in questi giorni, striscioni, contestazioni, hanno l’aria di un pretesto più politico che scientifico. Quando sentiamo dei giovani dire non vogliamo il Papa e faremo di tutto per disturbare la sua presenza con un concerto a tutto volume, non sembra essere molto costruttivo per la sapienza, ne per la conoscenza. La figura di questo Papa sembra non aver nulla a che fare con il Papa e la Chiesa dei tempi di Galileo, questo Papa è messaggero di pace, è un simbolo di condivisione, non di potere. I professori della Sapienza, alimentando il fuoco dello scontro, non fanno altro che riportare la scienza ai tempi del medioevo. Rinchiudendosi dietro a steccati di conoscenza e di orgoglio non fanno altro che tenere separati due importanti dottrine.:la scienza e la fede senza le quali è impossibile creare una futuro di dialogo e di pace.
L’Università italiana, come tutte le università del mondo è il luogo della libertà, del confronto, e del dialogo, della ricerca appassionata della verità e solo con un incontro sano e produttivo è possibile mantenere questi valori. Il rifiuto della Sapienza verso il Papa è fondamentalmente un atto politico, di un politica elementare non seria, che serve solo a mettere in male luce una Università ritenuta tra le più importanti di Italia e di Europa che in questi giorni è scivolata su una pagina di storia, interpretando in mal modo la presenza del pontefice che entrerà dalle porte della conoscenza portando la sua condividendola con tutti, con tutti quelli che hanno un minimo di intelligenza per staccarsi dall’orgoglio di sapere di più ed ascoltare per poi essere ascoltati come un moderno e serio scienziato deve sape fare. Lo stesso Einstein sosteneva che "Non è possibile alcun contrasto tra scienza e religione La scienza senza la religione è zoppa; la religione senza la scienza è cieca" e ancora il fisico Max Plance, ideatore della teoria dei quanti che, insieme con la teoria della relatività di Albert Einstein, è uno dei pilastri della fisica contemporanea, diceva che "Dobbiamo coltivare sia le nostre facoltà scientifiche sia quelle religiose, se intendiamo sviluppare pienamente la nostra natura"
Condividere il sapere per unire il sapere, unire la Sapienza per costruire un futuro di pace, questo è il significato della presenza del Papa alla Sapienza, tutto il resto è solo una inutile volgare protesta.