Fedor Michailovic Dostoevskij
Dostoevskij nasce a Mosca il 30 novembre 1821, poco prima dei moti decabristi, in una Russia divisa tra occidentalisti e pan-slavisti; muore all’alba del processo di russificazione nei confronti delle minoranze etniche presenti sul territorio, promosso da Alessandro III. Vive la repressione dei movimenti rivoluzionari ed è arrestato proprio per partecipazione a società segreta con scopi sovversivi. La sua vita intride le sue opere, dal primo racconto Povera gente all’ultimo capolavoro I fratelli Karamazov.
La madre Marija Fedorovna Necaeva, di indole solare, trasmette ai figli la passione per la lettura: Fedor ricorda il Libro di Giobbe come prima lettura che lo abbia influenzato. Il padre Michail Andreevic, medico militare di origini lituane, è invece scontroso e alcolizzato: sia lui che la moglie muoiono prima che Fedor compia vent’anni, rispettivamente nel 1839 e nel 1837. La sorella di Fedor avrebbe poi affermato che la figura paterna avrebbe ispirato il personaggio di Fedor Karamazov, padre dissoluto e dipendente dall’alcool anch’egli.
La giovinezza di Dostoevskij scorre in una società repressiva e reazionaria, più arretrata del resto dell’Europa scossa dai tumulti del 1848; i confini degli stati nazionali sono suscettibili di continui spostamenti: l’impero Ottomano è sul punto di disgregarsi e la Russia ha interessi politici ed economici rivolti soprattutto al controllo degli stretti dei Dardanelli e del Bosforo.
Dopo aver completato la formazione accademica nella Scuola Superiore di Ingegneria di Pietroburgo, Fedor può dedicarsi alla sua vocazione letteraria: a 23 anni pubblica il suo primo racconto, Povera gente. L’opera è apprezzata dai poeti e critici Nekrasov e Belinskij, che lo introducono in due esclusivi circoli letterari: quello dei coniugi Panaev prima, poi quello dei Maijkov.
L’arresto, avvenuto il 25 aprile 1849, è una svolta nella sua vita : Fedor è spedito nella fortezza siberiana di Omsk, costretto ai lavori forzati. Vi rimane per quattro anni, ripiegato spiritualmente su se stesso: i suoi scritti autobiografici confluiscono nelle Memorie da una casa di morti, edita dal 1861/62.
Nel 1857 è trasferito come soldato a Semipalatinsk, dove conosce il procuratore di stato per gli affari civili e penali A.E. Vrangel: anche grazie a lui, forse, nel 1859 Dostoevskij può tornare a Pietroburgo. Scrive sulla rivista Il Tempo – fondata dal fratello Michail e poi rinata col nome di Epoca – ed elabora il manifesto di una nuova corrente letteraria incentrata sull’ambiente sociale e sull’idea di nazionalità russa: il pocvennicestvo. A questo genere appartiene il suo primo grande romanzo, Umiliati e offesi. La critica sociale è spesso presente nei grandi romanzi di Dostoevskij: da Delitto e castigo (1865), processo psicologico di un delitto, a I demoni (1871), riflesso della politica coeva e critica al nichilismo; da L’adolescente (1875) e I fratelli Karamazov (1878), in cui campeggia la disgregazione della famiglia, alla lotta tra bene e male che figura ne L’idiota. Il giocatore, la storia di un incallito e sregolato giocatore d’azzardo come lo è stato l’autore, è la sua opera più autobiografica.
Provato dall’enfisema polmonare da cui è afflitto, Dostoevskij muore il 28 gennaio 1880, due mesi dopo aver concluso I fratelli Karamazov: è sepolto nel cimitero di Aleksandr Nevskij e Pietroburgo.