Domani, 12 dicembre, il popolo della Gran Bretagna è chiamato a votare il nuovo governo, ma queste elezioni hanno tutta l’aria di essere un referendum per la Brexit.

Brexit, la parola più usata nel web, o pronunciata da tutti e in tutto il mondo, da quel 23 Giugno 2016, quando il popolo votò con 51.9% contro 48.1% ( uno scarto di circa 1milione e trecento voti) di voler uscire dall’Unione Europea.

Da quella note, si sono alternate molte polemiche, fiumi di parole scritte in articoli, libri scritti sulla Brexit, un vero e proprio tormentone mediatico e televisivo. E chi lo avrebbe detto?

L’inizio di tutto tra le bufale e false news

A pensare che tutto inizio’ come un referendum voluto da David Cameron, convinto che sarebbe stato una vincita del Remain: invece a sorpresa, la panica del paese, quello delle campagne, ribalto’ il risultato. No Remain ma Exit!

Un forte contributo per far uscire la Gran Bretagna dall’EU, lo ha dato Nigel Farage all’epoca capo politico dell’UKIP. Farage e  Boris Johnson, con molte menzogne, sull’immigrazione, dicendo che se l’UK lasciava l’UE 30mila turchi in meno al mese sarebbe entrati nel paese, o inventando la bufala piu’ grande, che se l’UK usciva dall’EU, si sarebbero salvati 350 milioni di sterline  a settimana, che potevano essere impiegati nel Sistema NHS: tutte falsità.  Sarà Farage stesso ad ammetterlo.

Quindi un referendum ormai scoperto senza Maschera. L’ unico cum basato su menzogne, ha portato il popolo “ credulone” a votare per uscire.

Risultato Brexit. Questo ha portato fin da subito, malessere e tensione nel paese e dimissioni immediate di David Cameron  e dello stesso Farage resiste serpeggiando tra i conservatori è Johnson, proveniente da una famiglia di conservatori, stravagante, noto per aver scritto degli editoriali sulla Brexit falsi, tanto che lo hanno pure licenziato.

Ma Boris era stato sindaco di Londra, e in quella veste aveva preso molti consensi popolari. Forte di questo, si butta con tutta forza nell’alta politica e quando il 13 Luglio 2016, la patata bollente della Brexit passa a Theresa Mary May, ecco che lo vediamo risorgere come Ministro agli Affari Esteri. 

Theresa May conservatrice, la seconda donna a capo di un governo britannico, sostenitrice del Remain, ammette, per dovere di popolo, che porterà avanti il risultato del referendum, e lancia il motto “ Leave means leave”.

Applica l’articolo 50, ed entro due anni dal referendum deve portare l’UK fuori dall’EU: come se fosse facile!

Iniziano così i negoziati,che si possono riassumere in due filoni, uno duro, Hard Brexit e uno di accomodamento, un accordo di patteggiamento, un piede dentro e uno fuori.

L’UE dimostra subito la sua dura posizione e non  fa sconti alla Gran Bretagna.

La May al suo mal grado, c’è la mette tutta, ma viene criticata, da tutti, anche dal suo partito, che la vorrebbe più decisa ad uscire, e invece lei cerca la soluzione più soft. Dall’altra parte c’è una Scozia che vuole rimanere in UE sempre stata europeista convinta, e poi si presenta (un punto che nessuno forse ci aveva pensato) il problema dell’Irlanda del Nord, il backstop.

La May contro tutto e tutti, riesce a trovare un accodo con Brussels, ma per una legge inglese, l’accordo deve essere votato dal parlamento inglese. Theresa May va sotto scacco il 7 Luglio 2017 con le elezioni anticipate e le perde, il parlamento boccia l’accordo con Brussels per ben tre volte.

Scoppiano le polemiche in parlamento, e a riportare l’ordine ci pensa John Bercow Speaker della House of Commons, diventato famoso proprio per l’efasi nell’urlare ai politici britannici ormai sbandati “ ORDER!!!!”

La situazione va in stallo, Il primo ministro May e’ costretta a chiedere un rinvio fino alla note di  Halloween  del 31 ottobre 2019. Il 7 giugno 2019, stanca, considerata incapace, tradita anche e sopratutto dai suoi di partito, Theresa May si dimette da primo ministro, con un discorso, e con delle lacrime che la mostrano alla nazione non come una donna forte, ma una debole. I giornali intitolano le testate: “È una donna che piange”.

Cosi, la May lascia 10 Downing Street, con la coda tra le gambe e si rifugia con il marito nella campagna inglese.

Il 29 Giugno 2019, viene confermato quello che era nell’aria da tanto tempo, Boris Johnson diventa primo ministro.

I conservatori attaccati da un vento tiepido dei laburisti, sebrano recuperare terreno. Con i suoi modi goffi alla Tramp Johnson dice alla nazione che usciremo dall’EU il 31 ottobre 2019.

Addirittura Boris Johnson applica la sua autorità austera e decide di voler chiudere il parlamento, fino al 14 ottobre 2019. Questo scatena i laburisti, e anche i conservatori si dividono. La regina da il suo consenso, ma la corte suprema inglese definisce il comportamento di Boris nel chiudere il parlamento, illegittimo.

 E si va avanti. Boris non vuole chiedere altri rinvii a Brussels, ma deve cedere. Sposta la data di uscita dall’EU al 31 gennaio 2020. Nel frattempo vengono richieste le elezioni il 12 dicembre per il rinnovo del parlamento, elezioni che hanno tutta l’aria di essere un secondo referendum sulla Brexit.

Inizia la campagna elettorale.

I laburisti con Corbyn, il quale è sempre stato un euroscettico, cambiano idea e si schiera per una secondo referendum come soluzione migliore a questa tela di Penelope che è la Brexit.

Per molti però Corbyn non ha saputo fino ad ora cavalcare l’opportunità. A margine ci sono i Liberal Democratici con la giovane Jo Swinson, che si affida ad un risento Hugh Grant per la campagna elettore, andando di porta in porta. Ma sbagliano approccio, la loro idea e’quella di revocare la Brexit. Questa idea risulterà essere perdente perchè, la linea è troppo estrema, va troppo contro il volere del popolo. Troppo antidemocratica. 

Al momento Boris e’ il favorito al 48%, ha dalla sua parte, imprenditori, banche, poteri forti e tutte le persone convinte che l’indipendenza dalla EU sia la meglior soluzione per il paese. Corbyn sempre un po’ più moderato ancora non convince molto, ma in politica i sondaggi possono cambiare alla fine, chi viene detto vincente poi perde. Staremo a vedere cosa succederà domani.

 Certo è che in tutto il paese, tra le persone c’e’ tanta stanchezza. Non se ne può più di questa situazione di stallo che non fa bene all’economia, ai posti di lavoro. La gente, tutta, e’ stanca veramente di questa Brexit, sembra veramente una commedia di Shakespeare, essere o non essere, Brexit o non Brexit? Questo è stato fino ad ora il problema.