Londra (Annamaria Santucci) Oggi a London ONE Radio ha parlato Maria Rita Gismondo,  Direttrice del laboratorio di Microbiologia clinica, Virologia, Diagnostica bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano.

La testimonianza da parte di un esperto che lavora a stretto contatto con il virus –  in uno dei focolai italiani dell’epidemia –  è stata preziosa in questo momento di panico generale, nella consapevolezza dell’importanza di una corretta informazione.

Per quanto riguarda la paura circa il diffondersi del coronavirus la Direttrice ha dichiarato: “Noi tecnici ci aspettavamo che il coronavirus arrivasse, è il normale decorso dell’epidemia”. Una diffusione prevedibile e non eccezionale, dunque, “non di certo la pandemia che dei catastrofisti poco informati stanno dipingendo”.

La virologa ha ricordato come il coronavirus abbia un tasso di mortalità appena poco superiore ad una normale influenza. Colpisce infatti persone anziane che presentano già gravi condizioni di salute e malati terminali, dunque una fascia di popolazione molto ristretta.

Si dice inoltre molto rattristata da questa situazione di confinamento dell’Italia assolutamente non necessaria, dovuta principalmente allo screening molto accurato da parte delle istituzioni sanitarie italiane, ma che ha al contempo suscitato un panico ingiustificato.

Così ha infatti spiegato il virus a sua nipote: “La nonna lavora con il coronavirus, questo piccolo virus che gira ma che fa ammalare pochissime persone”, ricordando come dei piccoli accorgimenti e delle semplici pratiche igieniche come lavarsi spesso le mani possano evitare il contagio.

Per quanto riguarda la procedura per testare il campione, questa viene fatta nella massima preucazione degli operatori. Il campione viene estratto e reso così non infettivo, poi analizzato tramite una macchina che individua il genoma e fornisce la diagnosi di eventuale coronavirus.

La direttrice ha infine ribadito che la presenza del virus non significa necessariamente essere malati. Migliaia di persone sono asintomatiche, e il virus può essere eliminato spontaneamente, concludendo “Stare fuori dall’ Italia non significa non infettarsi, ed essere in Italia non significa ammalarsi”.