Londra – ( Caterina Rossi) Benedetto Della Vedova, sottosegretario agli Affari Esteri ha parlato oggi a LondonOne Radio commentando il discorso che stamani il presidente Zelensky ha fatto a camere unite in Italia.
Zelensky ha infatti riportato la contabilità più drammatica: quella delle morti dei bambini uccisi nella guerra fin’ora, ha sottolineato il sottosegretario :
“Credo che sia stata una testimonianza dignitosa e potente e credo che draghi gli abbia risposto nella giusta misura, esprimendo la determinazione a sostenere l’ucraina con le sanzioni contro la Russia e garantendo all’esercito ucraino le armi con cui potersi difendere.”
In Italia sono arrivati 65 mila profughi che lo stato con l’aiuto della fiorente comunità ucraina italiana si impegnerà a gestire al meglio con un dovuto sostegno europeo.
“Dobbiamo rispondere a questa tragedia uniti come Europa”
Della Vedova ritiene che Draghi abbia fatto un ottimo lavoro a dare un sì politico all’entrata dell’ucraina in Europa.
“loro sono alla frontiera e sono la trincea dell’Europa in questo momento. […] Putin ha fatto questo con determinata volontà imperialista.”
Della Vedova sostiene infatti che le azioni e minacce dell’Oligarca russo siano basate su alibi che dovrebbero nascondere il suo obbiettivo di distruggere le democrazie liberali.
Per quanto riguarda il problema energetico l’Italia si sta impegnando a diversificare il proprio approvvigionamento energetico considerando altri fornitori e spingendo sulle energie rinnovabili.
“Noi italiani siamo arrivati a dipendere in modo irragionevole da un punto di vista politico dal gas della Russia. “
La realtà dei fatti è che continuare a comprare dalla Russia significa finanziare la sua guerra.
Della Vedova ha poi espresso un saluto personale a tutti gli ucraini all’ascolto:
“Voglio esprimere tutta la mia personale ammirazione e l’ammirazione del governo italiano alla resistenza ucraina e la convinzione che Draghi oggi ha ribadito che noi Italia /Europa/ alleanza atlantica abbiamo scelto di non intervenire militarmente con nostri mezzi sul terreno […] ma non ci siamo girati dall’altra parte”
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