Ai partecipanti al Congresso "Accanto al malato inguaribile e al morente”
CITTA’ DEL VATICANO.Questo lunedì Benedetto XVI ha rinnovato il suo appello ad accompagnare la vita e a rispettare sempre la dignità del malati gravi o morenti, chiedendo di riconoscere diritti specifici ai loro parenti stretti.
Così ha detto il Papa ricevendo in udienza i partecipanti al Congresso sul tema "Accanto al malato inguaribile e al morente: orientamenti etici ed operativi", indetto dalla Pontificia Accademia per la Vita in occasione della sua XIV Assemblea generale.
In una vita che si spegne, ha detto all’inizio il Pontefice, non si deve vedere solo “un fatto biologico che si esaurisce, o una biografia che si chiude”, perché “attraverso la morte si apre anche, per ciascuno di noi, al di là del tempo, la vita piena e definitiva”.
“Per la comunità dei credenti – ha aggiunto – , questo incontro del morente con la Sorgente della Vita e dell’Amore rappresenta un dono che ha valore per tutti, che arricchisce la comunione di tutti i fedeli”.
“Come tale, esso deve raccogliere l’attenzione e la partecipazione della comunità, non soltanto della famiglia dei parenti stretti, ma, nei limiti e nelle forme possibili, di tutta la comunità che è stata legata alla persona che muore”, ha precisato.
Tuttavia, ha proseguito, l’impegno a celebrare “il mistero del dolore e della morte e l’alba della nuova vita” non deve riguardare solo la comunità cristiana ma “tutta la società mediante le sue istituzioni sanitarie e civili”.
“La società intera e in particolare i settori legati alla scienza medica sono tenuti ad esprimere la solidarietà dell’amore, la salvaguardia e il rispetto della vita umana in ogni momento del suo sviluppo terreno, soprattutto quando essa patisce una condizione di malattia o è nella sua fase terminale”, ha ribadito.
Il Papa ha quindi sottolineato la necessità di “assicurare ad ogni persona le cure necessarie e dovute” “secondo i criteri della proporzionalità medica”, ma anche “il sostegno alle famiglie più provate dalla malattia di uno dei loro componenti, soprattutto se grave e prolungata”.
A questo proposito, il Vescovo di Roma ha invocato, come accade “sul versante della regolamentazione del lavoro” per quanto riguarda le leggi a tutela della maternità e della paternità, il riconoscimento di diritti specifici “ai parenti stretti al momento della malattia terminale di un loro congiunto”.
“Una società solidale ed umanitaria non può non tener conto delle difficili condizioni delle famiglie che, talora per lunghi periodi, devono portare il peso della gestione domiciliare di malati gravi non autosufficienti”, ha osservato.
La società, quindi, “non può mancare di assicurare il debito sostegno alle famiglie che intendono impegnarsi ad accudire in casa, per periodi talora lunghi, malati afflitti da patologie degenerative (tumorali, neurodegenerative, ecc.) o bisognosi di un’assistenza particolarmente impegnativa”.
Inoltre, ha continuato, “in una società complessa, fortemente influenzata dalle dinamiche della produttività e dalle esigenze dell’economia, le persone fragili e le famiglie più povere rischiano, nei momenti di difficoltà economica e/o di malattia, di essere travolte”.
Allo stesso tempo, il Papa ha posto l’accento sulle “spinte eutanasiche” nei confronti di quelle persone anziane che vivono nelle grandi città e che spesso sono abbandonate a se stesse “nei momenti di malattia grave e in prossimità della morte”.
“A questo proposito – ha sottolineato –, colgo l’occasione per ribadire, ancora una volta, la ferma e costante condanna etica di ogni forma di eutanasia diretta, secondo il plurisecolare insegnamento della Chiesa”.
Il Papa ha infine richiamato la necessità di una stretta collaborazione fra Chiesa e società civile nell’accompagnamento dignitoso e “nella migliore condizione di fraternità e di solidarietà” dei malati terminali, “anche là dove la morte avviene in una famiglia povera o nel letto di un ospedale”.
“E’ soprattutto in questi campi che la sinergia tra la Chiesa e le Istituzioni può rivelarsi singolarmente preziosa per assicurare l’aiuto necessario alla vita umana nel momento della fragilità”, ha infine concluso.