Il noir e la rinascita della letteratura attraverso gli occhi di un giovane autore.
Se ogni provincia è un universo, le persone di questo universo sono logicamente paragonabili a stelle, il cui brillio è determinato parzialmente da quella strana forma di socializzazione che assurge al nome di notorietà. Possiamo considerare invece galassie il campo, o i campi, gli ambiti nei quali queste supernove iniziano a brillare, queste persone ad avere una certa notorietà. Sono sempre stato contrario alla cosiddetta “fama da piccolo borgo”: credo sia molto facile essere notati per qualcosa in questi paesini ingrassati di nome provincie, anzi, spesso si viene identificati per quel qualcosa, divenendo la stessa cosa, il soggetto ed allo stesso tempo l’oggetto che lo identifica semplicisticamente agli occhi di chi non lo conosce, condizione che risulta essere arma a doppio taglio, in grado sia di denotare una certa persona, sia di relegarla in una prigione invisibile dalla quale uscire è spesso arduo, se non impossibile. Croce e delizia dunque.
Tuttavia è mia opinione che proprio nel clima più rilassato, più meditativo se vogliamo, della provincia, a differenza delle caotiche e spettrali metropoli, possano più facilmente vedere la luce quei talenti in erba che, se coltivati con la giusta perseveranza ed aiutati dalla necessaria fortuna, riescono a dare i migliori frutti.
Giorni addietro mi trovavo a Teramo, provincia abruzzese, ultima provincia del sud borbonico ed ultima roccaforte del meridione, invitato dall’autore Igor De Amicis, alla presentazione di “Bloody Hell”, antologia di racconti fantastici, inerenti più precisamente l’argomento degli angeli caduti e dei demoni in ogni possibile interpretazione, promossa dalla casa editrice “Demian”. Una presentazione molto interessante, che dimostra come la piccola editoria sia una grande realtà in Italia, supportata anche da noti nomi come ad esempio Carlo Lucarelli, autore di un racconto presente nella raccolta.
Seduto dunque dinanzi ad un caffè con un vecchio amico, l’avvocato Ettore Sisino, ho avuto modo di osservare il lato letterario di una provincia seminascosta del centro Italia, e di avere una piacevole e breve conversazione con uno dei protagonisti di questa antologia, Igor De Amicis. Certamente il racconto di Igor, dal nome “De Inferorum animas” aveva stuzzicato la mia curiosità, un po’ perché trattante un tema di notevole interesse, che è possibile individuare nel potere del divieto, della parola proibita da parte della Chiesa, un po’ perché risultava essere già dalla sinossi a me pervenuta ciò che definirei una “riflessione fantastica”, un racconto cioè che, pur restando nella fantasia, parte da dati concreti, riscontrabili nella realtà.
Una narrazione peraltro composta da un punto di vista tecnico in maniera eccellente, che fa della brevità il suo punto di forza e che ha nei lati oscuri, lasciati volutamente in ombra all’interno dell’opera, un’arma segreta che l’autore dimostra di saper padroneggiare egregiamente.
Come nei migliori racconti di H. P. Lovecraft, ciò che ci inquieta in questa piccola opera non è ciò che leggiamo, ma ciò a che siamo portati dall’autore, ciò che ci viene concesso, immaginare.
Meritano ovviamente una giusta menzione gli altri autori presenti all’interno dell’antologia, oltre Igor, ed anche l’autore della copertina, Ivan D’Antonio, artista interessante dal punto di vista compositivo. Partecipano dunque a “Bloody hell” i seguenti autori: Andrea Angiolino, Danilo Arona, Cristiano Brignola, Igor De Amicis, Stefano Di Marino, Arturo Fabra, Gabriele Falcioni, Francesca Garello, Carlo Lucarelli, Angelo Marenzana, Alessandro Morbidelli, Sacha Rosel, Mauro Smocovich, Ismaele Vicentini.
Rivolgendo dunque i migliori auguri ai sovracitati scrittori, ed alla casa editrice che ha promosso l’antologia, riporto qui l’intervista scaturita dalla chiacchierata con Igor De Amicis seguita alla presentazione del libro, una chiacchierata che ci permette di comprendere il racconto ed il senso di quest’antologia meglio di una normale recensione.
Allora Igor, parlaci di te.
Sono un avvocato pentito che fra pochi mesi appenderà la toga al chiodo in favore di una divisa con le stellette. Sono un appassionato lettore dei più disparati generi e autori, ma soprattutto sono una persona che ama scrivere, che ama riempire la pagina bianca con le storie che gli girano nella testa… adoro vedere la mia fantasia che diviene "realtà" nella narrazione! Per il momento mi sono cimentato con il racconto e con la saggistica, ho scritto una decina di racconti presenti in altrettante antologie pubblicate da diverse case editrici nazionali (Robin, Dario Flaccovio, Laurum), e collaboro alla redazione dei Dizionoir (dizionari commentati e ragionati sul giallo in tutte le sua forme espressive) per la Delos di Milano. Per la saggistica invece scrivo di diritto per le riviste del Sole 24 Ore.
Il racconto “De Inferorum Animas”, presente in “Blood Hell”, è certamente fantastico, ma di un fantastico che affonda certamente le sue radici nella realtà: parlaci della sue genesi.
Mi sono sempre interessato di libri antichi, e quando le mie tasche me lo consentono acquisto qualche edizione dagli antiquari o su internet, e quindi il tema della mia storia nasce da una mia vecchia passione. Per quel che riguarda l’ambientazione, devo ammettere che non è inventata, l’antico monastero alle porte di Praga, con i lunghi corridoi foderati di libri e la grande biblioteca con gli antichi tavoli e mappamondi esiste veramente e ho avuto l’opportunità di visitarli qualche anno fa. Per il resto ovviamente la vicenda è frutto della mia fantasia… eh… eh… eh… forse…!
Il tema trattato mi ha ricordato uno fra i migliori libri che la letteratura italiana ha partorito nella seconda metà del novecento, “Il Nome della Rosa”. Quest’opera ha influito nel concepimento del tuo racconto?
Devo ammettere che il libro di Eco è uno dei miei preferiti e l’ho letto più volte, l’ambientazione può in effetti essere simile (stiamo sempre parlando di antiche e misteriose biblioteche), ma per il resto la mia è una storia strutturalmente molto più semplice e immediata, ma devo ammettere che il richiamo mi lusinga non poco… grazie.
I tuoi autori favoriti ed un’opinione sulla scena letteraria italiana attuale.
Domanda ardua. I miei autori preferiti sono diversi, dai giallisti classici come Wallace e la Christie, a quelli più crudi come Ellroy e Hammett. Per il fantastico devo ammettere che forse senza King non avrei mai avuto l’idea di cominciare a scrivere e poi Lovecraft e tanti altri di tutti i generi e le tipologie… direi che sono un lettore compulsivo e l’elenco dei libri che leggo ogni anno e decisamente troppo lungo. Per la scena letteraria italiana devo ammettere che in questi ultimi tempi le cose stanno andando piuttosto bene, dopo anni di esterofilia in cui i migliori autori italiani hanno dovuto darsi un nome inglese per poter pubblicare (penso su tutti al grande Stefano Di Marino), adesso i lettori hanno scoperto che ci sono degli ottimi autori italiani anche nel campo della letteratura di genere, e quindi grazie a grandi autori come Lucarelli, Camilleri e gli altri, i gialli hanno cominciato ad essere ambientati nel bel paese, ma non solo anche nel fantasy e nell’horror (grazie a nomi come Licia Troisi e Danilo Arona) ci stiamo facendo valere e l’onda degli autori italiana e ben lungi dall’esaurirsi e anzi sembra si stia espandendo sempre più e nel mio piccolo spero con questa antologia di aver segnalato, accanto ai grandi nomi presenti (Lucarelli, Di Marino, Arona, Marenzana), anche dei validi giovani autori che sono certo sentiremo ancora nominare.