LE VOCI NEL DESERTO :Storia di.Marco Intervista di un giovane e le difficolta con il precariato

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Da oggi il nostro giornale fara’ un viaggio nel malessere dei giovani laureati e del precariato. Raccoglieremo testimonianze di giovani che studiano sperando un futuro migliore, ma i loro sogni si infrangono sul muro sordo di una societa’ che non da loro nessuna prospettiva.

Questa è la storia di un mio amico, uno dei tanti ragazzi costretti a vivere nella voragine del precariato, imprigionato in una vita che non sogna e non si merita.

Marco, allora, ci parli un po’ di te?

Ok, mi chiamo Marco, ho 25 anni ed una laurea a pieni voti in Lingue. Ho sempre amato le lingue, viaggiare, il mio sogno è sempre stato quello di lavorare come interprete, vivere fuori. Parlo molto bene 3 lingue(inglese, francese, spagnolo)  Dopo la laurea son stato 6 mesi tra Francia e Spagna per migliorare ulteriormente la conoscenza delle 2 lingue, poi son rientrato in Italia cercando lavoro. Ho mandato centinaia di curriculum, poche risposte, tutte con contratto a progetto. Ho fatto per 6 mesi uno stage in un’azienda, svolgendo mansioni di segreteria,in un’area lavorativa completamente diverse dai miei studi e dalle miei aspirazioni. Ho lavoracchiato un po’ con le lezioni private, ho lavorato come barista, sempre in nero .

Come sei arrivato a lavorare in un call center?

Un amica lavorava là , ho mandato il curriculum, fatto un colloquio e assunto part time . Lavoro là da 8 mesi ormai, Guadagno  circa 400 euro, facendo lezioni private di lingue arrivo a guadagnare 700/800 euro al mese. Vivo ancora a casa dei miei, con questo stipendio non ce la farei a stare fuori, devo mettere qualche soldo da parte se voglio andare fuori.

Com’è cambiata la tua prospettiva lavorativa da quando ti sei laureato? Com’è stato il riscontro tra sogni e realtà?

Quand’ ero ancora all’uni sognavo di lavorare sulle navi crociere e girare il mondo, lavorare come interprete da qualche parte. Non avevo avuto mai un vero contatto col mondo del lavoro né mi interessava più di tanto alla situazione lavorativa del Paese. Da laureato, cominciata la ricerca, mi son reso conto com’è dura la realtà, com’è difficile per un giovane inserirsi nel mondo del lavoro. Ho sempre svolto lavori dove non era richiesta la laurea, lavori che potevo svolgere con un semplice diploma. A questo punto mi chiedo a cosa serva la laurea. Ho investito tanto nella laurea, fatica e studio, ed ora mi sembra di buttare tutto al vento.

Parlo con amici e vedo che la situazione è critica per tutti. Non si trova lavoro, se lo trovi o sei a contratto o sei precario e la situazione non si sblocca completamente.

Come vedi il tuo futuro? Pensi mai di andare fuori, all’estero?

Ormai aspetto un altro anno per mettermi altri soldi da parte, poi voglio andar via. Qua non cè futuro per noi giovani, è un Paese per vecchi, la situazione andrà sempre a peggiorare. Son stato varie volte in Spagna, penso che andrò là per cercare lavoro  o in Inghilterra, come ultima Spagna tenterò l’Australia. I miei amici dicono che faccio bene, molti di loro o se sono andati o se ne vogliono andare; i miei genitori non condividono ma capiscono. Io mi chiedo sempre perché ho fatto l’università e sprecato tempo, visto che da laureato ho fatto sempre lavori da diplomato. Mi chiedo cosa serve studiarsi, impegnarsi se poi, tanto alla fine, rimarrò sempre un precario.

Grazie Marco, per la tua testimonianza.

Marco , come migliaia di giovani, vive nella voragine dell’incertezza, del dubbio, della generazione di quelli che non sa cosa farà il mese prossimo, di coloro che non può avere una spesa improvvisa o non arrivo a fine mese. La voce di Marco è solo una delle tante voci disperate, rassegnate dell’Italia di oggi. Marco non vede altre strade se non quella dell’emigrazione, sarà l’ennesimo giovane a scappare da un Paese di dinosauri, che offre poche speranze ai giovani.

 

foto :liberamenteonline.org