L’ OSSIGENO ATOMICO NEMICO DEL CANCRO

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Questo articolo è dedicato alla memoria della Dott.ssa Clara Jolles Fonti che sacrificò la sua vita iniettandosi al seno cellule cancerose per dimostrare la teoria virale.

La comunicazione fatta nel 1954 presso la Clinica Chirurgica dell’Università di Roma fu contestata e nessuno sviluppò le sue idee:

Alla scienza non è dato di raggiungere la verità o la falsità. Le asserzioni scientifiche possono soltanto raggiungere gradi continui di probabilità i cui limiti, superiore e inferiore peraltro irraggiungibili, sono le verità e la falsità.

Dalla “Logica della scoperta scientifica di Karl Popper”.

Per dirla con altre parole non esistono certezze assolute in campo scientifico.

La validità di una teoria è basata sul calcolo delle probabilità ad essa favorevoli. Il numero delle concordanze favorevoli indica che la via da percorrere è quella della teoria virale per studiare il cancro.

Purtroppo, nella nostra epoca, si sostengono ad oltranza falsità senza mai ammettere che la strada seguita era quella errata. Spesso gli errori in campo scientifico avvengono per tre vizi capitali: la superbia che fa ritenere di essere proprietari della verità, l’accidia, che impedisce di esaminare a fondo gli argomenti contrari ai nostri e l’invidia per chi è più intelligente di noi.

Voltaire ha detto: “Gli uomini sbagliano, i grandi uomini riconoscono di avere sbagliato”.

Attualmente i grandi uomini sono pochi e sono combattuti perché “rovinano la piazza” per usare una terminologia popolare.

Alcuni indizi che dovevano indicare la strada da percorrere: il primo era la sopravvivenza non di mesi ma di anni per malati terminali di cancro inoperabili aperti e chiusi ma sottoposti ad anestesia generale con etere e cloroformio, solventi dei grassi e diffusi in tutto l’organismo. L’altro indizio erano le osservazioni di Otto Warburg che negli anni cinquanta aveva notato che le probabilità di insorgenza del cancro erano favorite in tutti i casi dalla diminuzione del consumo dell’ossigeno da parte delle cellule. E’ stato un atto di superbia trascurare quanto diceva Warburg, Premio Nobel in un’epoca nella quale i premi non erano decisi da lobbies. Tanto per cambiare nessuno si è preoccupato di indagare su questi indizi. Pauling, altro Premio Nobel, sosteneva che la vitamina C contrastava il cancro.

Gli sono stati negati i fondi per questa ricerca. 

Prendiamo in esame quanto ha scritto negli anni settanta il fisico Giovanni Mancini. E’ necessario premettere che egli non credeva alla teoria virale e nemmeno all’ossigeno nemico del cancro. Merito di Mancini è considerare il cancro non dal punto di vista chimico ma dal punto di vista fisico, studiandolo secondo le leggi dell’elettricità e del magnetismo, facendo esperimenti veramente geniali. Nel libro “Cancro, un congegno elettromagnetico” Editore Cappelli, 1972.

Sul libro si può controllare quanto dice Mancini e quanto sostiene l’autore di questo scritto. L’osservazione più interessante di Mancini è di considerare la doppia elica sinistrorsa del DNA come un solenoide, produttore di un campo magnetico. Nelle due spirali corre un flusso continuo di elettroni mossi dall’acido fosforico contenuto nelle basi del DNA che legano orizzontalmente le due spirali. Il solenoide è dotato di un potente campo magnetico che permette l’aggancio magnetico dei virus al DNA della cellula ospite. Mancini parla dei virus conosciuti per le diverse malattie virali. La doppia elica del DNA ha un campo elettrico formato da cariche elettriche di segno opposto situate su ciascun filamento. L’acido fosforico contenuto nel DNA è la fonte della corrente che va dal polo positivo a quello negativo. La presenza di cariche elettriche in movimento crea un campo magnetico all’interno delle spirali e una forza di trascinamento e torsione.

Al polo negativo si trovano le cariche di elettroni che contribuiscono alla creazione dell’energia magnetica che ha il DNA virale e che permette la perforazione della membrana nel batterio e nei miceti, mentre nella cellula animale permette la perforazione, prima della  membrana cellulare e poi del nucleo.

Il comportamento del virus cancro è sostanzialmente uguale a quello degli altri virus non oncogeni. Quando il virus invade un batterio lascia all’esterno della membrana del batterio il suo involucro protettivo. E’ da notare che il virus oncogeno che teme l’ossigeno è in grado di ricostruire la corazza protettiva antiossigeno se la ha perduta, utilizzando materiale organico. Quando il virus penetra nel batterio non ha bisogno di portarsi dietro la corazza perché il batterio scelto ha un metabolismo anaerobio. Quando il virus entra nel citoplasma di una cellula animale che ha metabolismo con utilizzo dell’ossigeno, vi entra protetto dalla sua corazza, l’envelope. Dopo aver attraversato il citoplasma il virus aderisce alla membrana nucleare e inietta il suo DNA direttamente nel nucleo lasciando fuori da esso l’envelope. L’azione dell’ossigeno atomico nascente O è quella di sottrarre elettroni al polo negativo del DNA virale perché l’ossigeno atomico è avido di elettroni che gli servono per divenire ossigeno molecolare O2. Perdendo elettroni il DNA virale perde la sua forza per decadenza del suo campo magnetico e non è più in grado di perforare le membrane cellulari e non può più combinarsi con il DNA della cellula ospite.

Qual è invece l’ultimo grido della moda scientifica per la terapia del cancro? Cercare di impedire l’apporto di sangue e quindi di ossigeno ai tessuti cancerosi agendo sullo sviluppo vascolare.

Il virus del cancro commosso ringrazia per avergli tolto da torno il suo principale nemico, l’ossigeno.