Oggi ricorre il 71 anniversario della liberazione italiana dal nazifascismo.
In occasioni come queste i giornali, le televisioni e i social media si riempiono di ogni sorta di commento e opinione: più o meno retorico, più o meno polemico, più o meno sensato.
Noi di London One Radio e di italoeuroepo, abbiamo deciso di omaggiare questa data storica ricordando il ruolo che Radio Londra ebbe nel condurre la lotta contro la censura del nazi-fascismo. Come alcuni di voi ricorderanno, infatti, la dittatura fascista, e poi la ancor più odiosa occupazione nazista (guardatevi “Roma Città aperta” per avere una idea di cos’è stata), vietava ogni sorta di libera espressione di pensiero e stampa.
La censura, stabilita dal regime mussoliniano fin dal 1924, divenne sempre più severa con il passare degli anni, fino a diventare strumento di persecuzione, detenzione e morte per coloro che, nonostante tutto, osavano pensare ed esprimersi in forme altre da quelle previste dal regime.
Il 22 aprile 1941, quando le sorti della guerra erano ancora imperscrutabili, ma lo spirito degli italiani era già molto gravato dalle miserie della dittatura e del conflitto bellico, il «Colonnello Buonasera» rompeva il silenzio forzato imposto dal regime fascista e si rivolgeva così ai suoi ascoltatori: «Buonasera.
Due mesi di arresto e mille lire di multa con la condizionale: è questo il prezzo, per ogni cittadino italiano incensurato, dell’abbonamento alle trasmissioni di Radio Londra, oltre al canone annuale dell’EIAR e all’eventuale confisca dell’apparecchio, se questo è di proprietà del nostro ascoltatore.
Il prezzo è caro, ne conveniamo, ma non siamo noi a trarne profitto; e, d’altronde, il numero crescente dei nostri ascoltatori dimostra quanto siano vaste le categorie di italiani che affrontano questo rischio per ascoltarci. Non vi è esortazione della stampa o delle autorità fasciste, non vi è minaccia di pene, non vi è sanzione effettiva che possa circoscrivere o fermare questo continuo allargarsi della massa di nostri ascoltatori in Italia.
Nel Nord e nel Mezzogiorno, nel centro e nelle isole, nelle città e nelle campagne, in montagna o sul mare, non vi è un centro abitato nel quale la voce di Radio Londra non sia ascoltata; furtivamente eppure con intensa attenzione, colla emozione di fare ciò che è proibito e di preservare qualche cosa di caro. […] Noi cerchiamo soltanto di avvicinarci alla realtà dei fatti, e di ragionare con sincerità e buon senso. Ma sappiamo che l’Italia ha sete di verità e di senso comune; e non è possibile allontanare dall’acqua le labbra degli assetati. Due mesi di arresto e mille lire di multa sono troppo pochi per questi imputati; e di più sarebbe troppo per i giudici. Buona sera.»
Quattro anni dopo – anni di bombardamenti, fame nera, stragi, deportazioni, campi di concentramento, occupazione – Radio Londra usciva dalla clandestinità e poteva finalmente annunciare la fine della guerra. Nonostante tutto, nonostante la barbarie che così terribilmente si era manifestata in quegli anni tremendi, qualcuno o qualcosa aveva avuto la forza di resistere, opporsi, combattere e di sognare un mondo diverso da quello della censura del pensiero e della morte programmata dei corpi nelle camere a gas. Questa è stata la Resistenza.
La Resistenza dei Partigiani sui monti e di tutti coloro che non accettarono le regole di un regime liberticida, oppressore e mortifero. Questo è stato e non dovremmo dimenticarlo.
La festa della liberazione è la festa che ci ricorda che la libertà non è uno stato di natura ma una pratica politica da costruire e custodire insieme, con grande sforzo. La libertà è una conquista, una vittoria dell’intelligenza umana sulla barbarie: sulla dittatura.
E Vittoria annunciava Radio Londra aprendo i suoi comunicati con la Quinta di Beethoven, perché in quell’inizio tanto epico e conturbante era contenuto il segnale morse che si traduce con V: V per Vittoria. Una Vittoria che deve essere rinnovata ogni giorno. Una Liberazione che non può essere negata o dimenticata, se non vogliamo perdere nuovamente la Libertà.